Caro Lettore,
Sono disperata: spero tu possa aiutarmi, di me si parla e parla, ma mai fui ascoltata!
Sono quella di cui i poeti cantano versi, illustri scienziati qualità, colei che ha mille colori, sapori e tipicità. Dolce o amara per differenti arbusti, mora o bionda a seconda dei gusti.
Prendo linfa da terra di mare e d’Oriente, terra del Sud, di sole cocente. Terra che dà serenità, di gente laboriosa e cibo di qualità.
Signora Uva, della tua Tavola Regina; dei tuoi pasti accompagnatrice, di tanta bontà fattrice!
Da anni crisi per me han dichiarato, ma il mio punto di vista qualcuno ha mai ascoltato?
Sto vivendo tempi orrendi. Adesso, ti prego, ascolta i miei tormenti.
Nei miei viaggi arrivo in Pianura Padana, in Europa e oltre, come di Puglia degna consorte. Ma adesso sto qui, sola e sconsolata, dalla vite più colta, non più mangiata.
Tale Peronospora mi ha contagiata; malattia cattiva e insidiosa, che mi rende brutta, sporca e penosa.
A causa sua perdo luce, colore e sapore. Divento marcia e rugosa, donna cattiva e a tratti ingiuriosa.
Contro di lei con il cuore combatto ma, povera me, è un grande misfatto.
Pure tignole, cocciniglie e cicaline, donne insidiose mi han preso di mira; e ancora afidi e oidio, uomini ombrosi, nefasti e dannosi.
Loro tutti mi rendon cattiva: pericolosa per voi, uomini eroi. Quando sono così, lasciatemi stare; piango, malata, e non ho dove andare.
Medicine per me, sì, di diverse ce ne sono. E voi, vi prego, fatemene dono! Cosicché le vostre tavole dei miei colori possiate bandire, dei miei sapori arricchire, del mio succo addobbare.
Da altre uve, vi prego, non dovete andare: uve attraenti, per carità, che di Puglia mai avranno la qualità!
Curatemi, coglietemi, amatemi, vostra famiglia consideratemi.
Tramite me, difendete la nostra terra: i nostri padri contadini, la nostra eccellenza, i nostri sapori, odori e colori, che di tutto il mondo fan breccia nei cuori.
Per sempre vostra.
Uva da tavola di Puglia